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27.05.06

I barbari guardano dall'alto

Che Alessandro Baricco abbia capito che dedicarsi a una rubrica su un giornale piuttosto che a scrivere un libro, è piuttosto tranquillizzante per la categoria dei lettori.
Che poi talvolta dimostri competenza di ciò che vuole parlare è sempre e comunque sopportabile purché lo scriva su un giornale piuttosto che in un libro.
Certo che poteva lasciar perdere di parlare sul vino alla Mondovino.
Chi è il barbaro?

Posted by Peter Kowalsky at 10:32 | Comments (0)

24.05.06

Retreat

Conti pubblici, è un disastro.
Vincenzo Visco, vice ministro dell'Economia, 23.05.2006

Mai dare a una persona un incarico di rango inferiore a quello avuto in precedenza. Come si fa, solo dopo pochi giorni dall'incarico, a fare certe affermazioni? Al bar li senti qusti discorsi, non al ministero. Mi attendo molte sparate da Visco, d'ora in poi, anche perché TPS è troppo silente e riflessivo.
cento.jpgMa l'asso nella manica in questa squadra è Paolo Cento, non ci sono dubbi. Senza fare tanti discorsi, basterebbe leggersi l'intervista al Corriere: Cento un no global all'Economia.
Bastano un paio di risposte per capire cosa ci aspetta:
Ultimi libri di economia?
«Un saggio di Pierpaolo Baretta sulla responsabilità sociale dell'impresa e "Torniamo ai classici" di Paolo Sylos Labini. La nostra scommessa è di dare un contributo all'economia pubblica in maniera diversa».
Fisco etico che vuol dire?
«Usare la leva fiscale per modificare i consumi. Sul commercio e la costruzione delle armi dovremo intervenire pesantemente. Così come vorrei adoperarmi per introdurre a livello europeo la Tobin tax sulle transazioni finanziarie e colpire le rendite speculative o i grandi patrimoni».
E' vero che ha una macchina Suv?
«Sì, ma è in vendita e comunque resto contrario al suo uso in città».

E se non bastasse, c'è anche la raccolta dei comunicati stampa di Paolo Cento.

Ecco, questo al Ministero dell'Economia. Figuriamoci negli altri.
Per fortuna Prodi ha detto che ora farà "retreat" con tutta la squadra.
E intanto stasera non andrà a Porta a Porta. Bravo.

Posted by Peter Kowalsky at 13:52 | Comments (0)

19.05.06

Casomai morissi(mo)

Clicca sulla foto per ingrandirlaPoche ore di sonno.Troppo poche anche per me, che con 4/5 tiro avanti per due giorni. Il primo caldo. L'autostrada che sembra una PlayStation. Gli occhi che cominciano a chiudersi. Solo pochi secondi ma sembrano una eternità. Ti accorgi che stai guidando con gli occhi chiusi. E allora resti con l'iride vitrea. Solo per poco, però. Poi tornano a chiudersi...
In questi casi è meglio fermarsi. Oppure fai andare nello stereo In Case We Die, l'ultimo cd dei Architecture in Helsinki.
Uno dei pochi, bei dischi dell'ultimo anno. Gioiosa follia.

Posted by Peter Kowalsky at 19:23 | Comments (1)

18.05.06

Prodiani

Govprodi.jpg
E se un giorno di aprile ti avessero detto che il governo Prodi sarebbe stato questo?

Posted by Peter Kowalsky at 07:21 | Comments (0)

17.05.06

Ditta Veneta SpA

Mentre i governi muoiono e nascono, c'é comunque chi pensa alla cassa.
Oggi su La Stampa il resoconto dell'ultimo CdA di Autostrade.

«Autostrade gestita come una ditta familiare»
Gamberale nell’ultimo cda: Abertis dominante, azionariato irregolare e concambio sfavorevole
17/5/2006
Federico Monga

«Gamberale non mollava di un centimetro accusando gli azionisti di “gestire la società nei momenti decisivi come una ditta familiare”. Giuliano Benetton non è stato in grado di rispondere ai rilievi ma ha rivendicato a spada tratta il matrimonio con gli spagnoli». Nel mezzo il presidente Gian Maria Gros-Pietro e i consiglieri Alberto Bombassei e Alberto Clò che non nascondo perplessità per un’operazione dove l’Italia rischia di finire in secondo piano. Due maggio 2006, cda di Autostrade per l’Italia. All’ordine del giorno la fusione con Abertis e l’interruzione del rapporto con l'amministratore delegato Vito Gamberale. Il racconto è del rappresentante di un’importante banca d’affari che ha assistito a gran parte della riunione. L’ad parte subito forte. La sua contrarietà all’operazione, come si era già capito nei giorni precedenti, è totale: «La fusione mi è stata presentata come un affare d’oro, dopo averla esaminata con attenzione non mi pare. Per nessuno, né per l’azienda, né per gli azionisti, né per il nostro Paese». Gamberale ricorda di essere stato escluso dall’impostazione del progetto «Gaucho». Dirà apertis verbis che «se gaucho significa mandriano, evitiamo che Autostrade diventi un bue della mandria».

Il fallimento in Francia

Nel 2005 anche la società italiana partecipa alla gara per la privatizzazione delle autostrade francesi. Ma perde. «E Gamberale - racconta il banchiere - ne ha fatta una ricostruzione fino ad ora inedita affermando che l’invito a partecipare era a perdere e sospettando un accordo con gli spagnoli in vista del futuro matrimonio. Autostrade perde per un euro ad azione, una manciata di soldi di fronte ad un’operazione da 7 miliardi di euro». E Abertis che fa? «Rifiuta l’alleanza con Autostrade, partecipa da sola in competizione con gli italiani ma si avvale degli stessi advisor. E alla fine vince». Gamberale è convinto che ci sia stato un accordo per far crescere Abertis all’altezza degli italiani. Ed è anche certo che se Autostrade avesse vinto, come poteva, ora la sede del colosso non sarebbe a Barcellona.

Due strategie

Gamberale ricorda i percorsi delle due società negli ultimi anni. È un atto d’accusa, pur ammettendo di aver partecipato alla gestione, ai suoi grandi azionisti. Ancora il banchiere: «Fa notare come Abertis sia cresciuta da un punto di vista industriale in Spagna, in Sud America, diversificando negli aeroporti e poi in Francia. Da una specie di Autobrennero diventa un colosso mondiale. Autostrade per l’Italia invece ha fatto soprattutto finanza per difendersi, ha puntato sulle infrastrutture italiane e ha fatto poco all’estero almeno fino ad Abertis che è di fatto una denazionalizzazione».

La debolezza

Nel cda Gamberale si batte per evitare che Autostrade continui ad apparire «debole». Argomento già affrontato con la famiglia Benetton. «Invidiati ma maltrattati», è l’opinione avvertita in tutta la catena di controllo da Edizione Holding fino ad Autostrade, passando per Schema28. E allora, per fare un po’ la voce grossa, si decide di comprare quote di giornali specializzati nel mondo finanziario. Si deve cambiare lo statuto di Schema28. I soci spagnoli sono contrari ma si va avanti lo stesso. Cambiato lo statuto però poi si cambiò anche idea. A quel punto Gamberale si è chiesto se è stata solo una «coincidenza o se c’era già un forte condizionamento spagnolo».

L’appello

«L’ad ha chiuso il suo intervento con un appello quasi patriottico: “Siamo sempre la grande Autostrade, evitiamo di farci guidare dalle logiche della banche d’affari che non sempre sono consone a chi gestisce una concessione data dallo Stato. Evitiamo di fare la figura della Befana in Europa. Puntiamo sullo sviluppo industriale. Lo meritano gli azionisti, i lavoratori, il Paese». Fine del discorso? No l’ad tira fuori l’asso nella manica: l’Anas può toglierci la concessione perché tra i soci azionisti c’è un costruttore e la privatizzazione dell’Iri non lo permette.

Le risposte

Il colpo è pesante. Interviene Gros-Petro, concedendo l’onore delle armi a Gamberale per la sua «passione», e ribatte che «dalla privatizzazione i tempi sono cambiati, come dimostrano alcuni casi in Italia e Francia». Gamberale non ci sta e confuta. Arriva l’ora di Benetton. «Ha ammesso - ricorda il banchiere - di sentirsi impreparato a discutere punto per punto i rilievi di Gamberale. Ma non accettato l’accusa dell’ad di essere stato superficiale nella valutazione della fusione con Abertis. Con gli spagnoli c’è affiatamento, stima e amicizia. Garantisce di aver fatto gli interessi di tutti e spiega che non può tornare più indietro: occasione irripetibile perché gli spagnoli ci danno quelle opportunità che il sistema italiano non è stato in grado di dare». Anche il consigliere Ferraini riconosce la superiorità di Gamberale nella conoscenza della società ma si dice sicuro che alla fine dall’Anas arriverà il via libera: «Non ci saranno problemi particolari». E non si torna indietro «perché in Borsa sarebbe pericoloso». Uno dei nervi più scoperti resta l’italianità. Bombassei e Clò, consigliere indipendente, concordano con Gamberale: sarebbe opportuna una maggiore presenza italiana ma per questo servono mezzi finanziari necessari. Benetton allora torna alla carica sottolineando come fino ad oggi nessuno si è fatto avanti e che dunque sarebbero necessari supporti a livello politico e istituzionale. Gros-Pietro invece guarda alla dimensione europea della fusione: l’origine dei capitali non è rilevante.

Il concambio

Anche sul concambio Gamberale ha da ridire. I consulenti (Capitalia, Mediobanca, Morgan Stanley, Rothschild e Ubs) sostengono che lo scambio alla pari è «congruo». Spiegano però di aver analizzato il dossier solo dal punto di vista dei bilanci e degli andamenti di Borsa e non dal lato industriale. Gamberale ribatte che l’80% degli analisti consiglia di vendere Abertis e l’80% di comprare Autostrade. A quel punto i banchieri escono, tutti quanti. I consiglieri votano e solo Gamberale dice no.
Copyright La Stampa

Posted by Peter Kowalsky at 22:02 | Comments (0)

15.05.06

Baseline

Clicca sulla foto per ingrandirlaFacile, sicuro e terribilmente divertente...
Ieri ho perso (inutilmente) il pomeriggio per montarlo. E se queste istruzioni sono chiare, allora devo dare la colpa alle birre. Comunque se entro stasera non riesco a montarlo perfettamente, giuro lo metto su Ebay!

Posted by Peter Kowalsky at 10:39 | Comments (2)

11.05.06

Avanti miei Prodi!

Si sono presentati alle elezioni senza indicare chi avrebbe fatto parte del futuro, eventuale, governo e tuttora ci si diverte col "totoministri".
Poi, una volta vinte le elezioni per una manciata di voti, hanno scelto due sindacalisti per la carica di presidente del Senato e presidente della Camera.
E oggi, hanno fatto eleggere Presidente della Repubblica una (brava) persona che ha più di ottantanni e che non era particolarmente gradita all'altra metà degli elettori. Il tutto deciso e digerito nel giro di due giorni.
Nel complesso, scarsa sensibilità politica e troppa fretta.
Ed è la stessa gente che non è stata capace di fare, quando poteva e doveva farlo, una legge sul conflitto di interessi.
In poche settimane l'Unione ha già fatto capire cosa ci aspetta nel prossimo futuro.
Auguri.

Posted by Peter Kowalsky at 12:28 | Comments (0)

07.05.06

I tre fanciulli

Presto ad annunciare il giorno
il sole splenderà sulla via dorata,
presto la superstizione scomparirà,
presto l'uomo saggio vincerà!
Oh cara quiete, scendi quaggiù,
torna di nuovo nei cuori degli uomini;
allora la terrà sarà un regno dei cieli,
e i mortali uguali agli dei.

I tre fanciulli
IL FLAUTO MAGICO - Atto Secondo

A volte capita. Capita di partecipare ad una cerimonia cattolica, come la prima comunione, magari perchè hai un nipote tra i comunicandi.
Ormai sono diventate cerimonie paradossali. Come quella alla quale ho partecipato oggi.
Preti melensi e vanitosi, interessati solo alla cerimonia come spettacolo che viene dilatata per quasi due ore. Papà concentrati solamente a riprendere con la telecamera i pargoli intonacati sull'altare, saltando da una navata all'altra, salendo sui banchi o anche distendendosi sui gradini dell'altare.
Tutto intorno vociare di mamme e frignare dei pargoletti più piccoli, lasciati liberi di girare per la chiesa come fosse un kinder garden.
E tanto incenso, mai sentita tanta puzza di incenso. Un fumo continuo, che dopo un po' ti devasta i bronchi e ti fa lacrimare gli occhi (in "Principi e norme del Messale Romano" l'uso dell'incenso dovrebbe essere facoltativo e si può usare solo in cinque momenti della Messa, non durante tutta la Messa!)
E tutti sempre e solo concentrati a riprendere con telecamere e videotelefonini i bambini della prima comunione.
Osservavo queste scene, pensando che tra qualche anno molti di questi angioletti in attesa della comunione avranno già sperimentato le prime droghe e da adulti più della metà saranno statisticamente evasori fiscali. Già ora vengono abituati a non rispettare regole, a fare ciò che credono. Se avessi visto un bimbetto pisciare sul confessionale non mi sarei poi tanto stupito.
E in tutta questa bagarre, tre chierichetti continuavano a spandere incenso che deve avere degli effetti disinibitori e allucinogeni.
I tre incensavano in modo convulso, non si capiva se muovevano il turibolo in forma di croce o in modo circolare. Ancora un po' e l'avrebbero fatto ondeggiare anche dietro la schiena in modo rap.
Ormai c'era un tale fumo che non si scorgeva più l'altare e questo fatto stava mettendo a rischio le riprese finali dei papà-registi.
I tre fanciulli incensatori stavano deliberatamente drogando una comunità di buoni cattolici. Senza che nessuno facesse nulla per fermarli.

Clicca sulla foto per ingrandirla

Chissà perché, ma i tre giovani chierichetti mi hanno fatto venire in mente (forse a causa dell'intossicazione da incenso) il Die Zauberflöte al quale ho assistito un paio di settimane fa alla Fenice di Venezia.
Ottima rappresentazione del Flauto Magico con una lettura interessante offerta dal regista Jonathan Miller.
Nessuna concezione fiabesca con conseguenti scenografie fantasmagoriche. Con Miller la visione è massonica, fondata su una enorme biblioteca grigia che circonda una struttura centrale di blocchi di pietra (egizi?) simmetrici. Abiti sontuosi di fine settecento. Bravo poi il direttore Neuhold e la resa dell'orchestra e del coro.
E bravi tutti gli ineterpreti, e tra tutti il Papageno Alex Esposito e la Papagena Sofia Soloviy.
Ma bravissimi (e questo è il punto al quale i tre chierichetti mi stavano portando i fumosi pensieri), quasi fantastici sono i tre fanciulli! Incantevoli, deliziosi, e disinvolti. Mai visti e sentiti tre fanciulli così nel Flauto Magico!
E la prova applausi non sbaglia mai.
I tre fanciulli mozartiani rappresentano la perfezione illuministica, i tre chierichetti della ceriminia in chiesa sono invece il simbolo della trasfigurazione mediatica della Messa.
E tra qualche settimana mi aspetta una cresima...

Posted by Peter Kowalsky at 19:11 | Comments (1)

05.05.06

Al Colle

Berlusconi: no a D'Alema. Fini: AN non voterà mai per lui. La Lega voterà Bossi al Quirinale. No, il candidato ideale per la massima carica non può essere Massimo.
Il candidato ideale per la carica di Presidente della Repubblica dovrebbe mettere tutti d'accordo. Non dovrebbe avere trascorsi nel PCI. Ma neanche nella DC. Meglio addirittura non avere nessun passato politico. Avere un portamento sobrio ma austero. Predicare bene, ma non solo. Non avere intorno donne presenzialiste. Ed in ultimo, essere ben visto anche dalla Chiesa. Il posto giusto dove cercarlo è solo questo.

Posted by Peter Kowalsky at 21:31 | Comments (0)