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17.05.06

Ditta Veneta SpA

Mentre i governi muoiono e nascono, c'é comunque chi pensa alla cassa.
Oggi su La Stampa il resoconto dell'ultimo CdA di Autostrade.

«Autostrade gestita come una ditta familiare»
Gamberale nell’ultimo cda: Abertis dominante, azionariato irregolare e concambio sfavorevole
17/5/2006
Federico Monga

«Gamberale non mollava di un centimetro accusando gli azionisti di “gestire la società nei momenti decisivi come una ditta familiare”. Giuliano Benetton non è stato in grado di rispondere ai rilievi ma ha rivendicato a spada tratta il matrimonio con gli spagnoli». Nel mezzo il presidente Gian Maria Gros-Pietro e i consiglieri Alberto Bombassei e Alberto Clò che non nascondo perplessità per un’operazione dove l’Italia rischia di finire in secondo piano. Due maggio 2006, cda di Autostrade per l’Italia. All’ordine del giorno la fusione con Abertis e l’interruzione del rapporto con l'amministratore delegato Vito Gamberale. Il racconto è del rappresentante di un’importante banca d’affari che ha assistito a gran parte della riunione. L’ad parte subito forte. La sua contrarietà all’operazione, come si era già capito nei giorni precedenti, è totale: «La fusione mi è stata presentata come un affare d’oro, dopo averla esaminata con attenzione non mi pare. Per nessuno, né per l’azienda, né per gli azionisti, né per il nostro Paese». Gamberale ricorda di essere stato escluso dall’impostazione del progetto «Gaucho». Dirà apertis verbis che «se gaucho significa mandriano, evitiamo che Autostrade diventi un bue della mandria».

Il fallimento in Francia

Nel 2005 anche la società italiana partecipa alla gara per la privatizzazione delle autostrade francesi. Ma perde. «E Gamberale - racconta il banchiere - ne ha fatta una ricostruzione fino ad ora inedita affermando che l’invito a partecipare era a perdere e sospettando un accordo con gli spagnoli in vista del futuro matrimonio. Autostrade perde per un euro ad azione, una manciata di soldi di fronte ad un’operazione da 7 miliardi di euro». E Abertis che fa? «Rifiuta l’alleanza con Autostrade, partecipa da sola in competizione con gli italiani ma si avvale degli stessi advisor. E alla fine vince». Gamberale è convinto che ci sia stato un accordo per far crescere Abertis all’altezza degli italiani. Ed è anche certo che se Autostrade avesse vinto, come poteva, ora la sede del colosso non sarebbe a Barcellona.

Due strategie

Gamberale ricorda i percorsi delle due società negli ultimi anni. È un atto d’accusa, pur ammettendo di aver partecipato alla gestione, ai suoi grandi azionisti. Ancora il banchiere: «Fa notare come Abertis sia cresciuta da un punto di vista industriale in Spagna, in Sud America, diversificando negli aeroporti e poi in Francia. Da una specie di Autobrennero diventa un colosso mondiale. Autostrade per l’Italia invece ha fatto soprattutto finanza per difendersi, ha puntato sulle infrastrutture italiane e ha fatto poco all’estero almeno fino ad Abertis che è di fatto una denazionalizzazione».

La debolezza

Nel cda Gamberale si batte per evitare che Autostrade continui ad apparire «debole». Argomento già affrontato con la famiglia Benetton. «Invidiati ma maltrattati», è l’opinione avvertita in tutta la catena di controllo da Edizione Holding fino ad Autostrade, passando per Schema28. E allora, per fare un po’ la voce grossa, si decide di comprare quote di giornali specializzati nel mondo finanziario. Si deve cambiare lo statuto di Schema28. I soci spagnoli sono contrari ma si va avanti lo stesso. Cambiato lo statuto però poi si cambiò anche idea. A quel punto Gamberale si è chiesto se è stata solo una «coincidenza o se c’era già un forte condizionamento spagnolo».

L’appello

«L’ad ha chiuso il suo intervento con un appello quasi patriottico: “Siamo sempre la grande Autostrade, evitiamo di farci guidare dalle logiche della banche d’affari che non sempre sono consone a chi gestisce una concessione data dallo Stato. Evitiamo di fare la figura della Befana in Europa. Puntiamo sullo sviluppo industriale. Lo meritano gli azionisti, i lavoratori, il Paese». Fine del discorso? No l’ad tira fuori l’asso nella manica: l’Anas può toglierci la concessione perché tra i soci azionisti c’è un costruttore e la privatizzazione dell’Iri non lo permette.

Le risposte

Il colpo è pesante. Interviene Gros-Petro, concedendo l’onore delle armi a Gamberale per la sua «passione», e ribatte che «dalla privatizzazione i tempi sono cambiati, come dimostrano alcuni casi in Italia e Francia». Gamberale non ci sta e confuta. Arriva l’ora di Benetton. «Ha ammesso - ricorda il banchiere - di sentirsi impreparato a discutere punto per punto i rilievi di Gamberale. Ma non accettato l’accusa dell’ad di essere stato superficiale nella valutazione della fusione con Abertis. Con gli spagnoli c’è affiatamento, stima e amicizia. Garantisce di aver fatto gli interessi di tutti e spiega che non può tornare più indietro: occasione irripetibile perché gli spagnoli ci danno quelle opportunità che il sistema italiano non è stato in grado di dare». Anche il consigliere Ferraini riconosce la superiorità di Gamberale nella conoscenza della società ma si dice sicuro che alla fine dall’Anas arriverà il via libera: «Non ci saranno problemi particolari». E non si torna indietro «perché in Borsa sarebbe pericoloso». Uno dei nervi più scoperti resta l’italianità. Bombassei e Clò, consigliere indipendente, concordano con Gamberale: sarebbe opportuna una maggiore presenza italiana ma per questo servono mezzi finanziari necessari. Benetton allora torna alla carica sottolineando come fino ad oggi nessuno si è fatto avanti e che dunque sarebbero necessari supporti a livello politico e istituzionale. Gros-Pietro invece guarda alla dimensione europea della fusione: l’origine dei capitali non è rilevante.

Il concambio

Anche sul concambio Gamberale ha da ridire. I consulenti (Capitalia, Mediobanca, Morgan Stanley, Rothschild e Ubs) sostengono che lo scambio alla pari è «congruo». Spiegano però di aver analizzato il dossier solo dal punto di vista dei bilanci e degli andamenti di Borsa e non dal lato industriale. Gamberale ribatte che l’80% degli analisti consiglia di vendere Abertis e l’80% di comprare Autostrade. A quel punto i banchieri escono, tutti quanti. I consiglieri votano e solo Gamberale dice no.
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Posted by Peter Kowalsky at 17.05.06 22:02

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