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24.06.06

Sindrome di Vittorio Emanuele

vittorioemanuele_filiberto.jpgI giorni scorsi, dopo l'arresto di Vittorio Emanuele, mi è venuto in mente ciò che anni fa un'amica tedesca mi aveva raccontato in merito a quello che era seguito alla morte di Dirk Hamer, ucciso quasi trent'anni fa dal principe nell'isola di Cavallo.
La storia (in estrema sintesi) è questa. Per l'uccisione del ragazzo Vittorio Emanuele venne stranamente assolto. Il padre di Dirk, Ryke Geerd Hamer, era un medico e poco dopo la morte del figlio gli venne diagnosticato un tumore. Hamer rimase convinto che c'era un nesso tra il dispiacere per la morte del figlio e il presentarsi del carcinoma tanto da elaborare una teoria da lui chiamata "Sindrome di Dirk Hamer" (o DHS) in cui studiò le interconnessioni fra psiche e cancro. In seguito presentò i suoi studi ad alcune università tedesche che respinsero tali lavori e gli venne anche negata la possibilità di parlare con nessun paziente.
Hamer continuò per la sua strada, nonostante gli attacchi da parte delle istituzioni mediche e le persecuzioni sia in patria che all'estero in cui molti intuivano che il promotore fosse Vittorio Emanuele.
Nel 2001 il dott. Hamer è stato giudicato in appello, colpevole di "abuso della professione medica" da un giudice di un tribunale francese, e condannato a cinque anni di carcere dove è rimasto fino a febbraio del 2006, all'età di quasi ottant'anni.
Qualche dettaglio in più sulla sua storia lo trovate sulla scheda di presentazione di un suo libro.
Ora, vere o meno le teorie del dott. Hamer, chi mi raccontò questa storia sottolineava l'enorme potere di Vittorio Emanuele, della Casa Savoia, dei fortissimi legami con altre case reali e con moltissimi centri di potere internazionale, politico e economico.
All'epoca in cui mi si raccontò questa storia (i Savoia non erano ancora rientarti in Italia) questo presunto potere dei Savoia e in particolare di Vittorio Emanuele mi sembrava un po' esagerato, almeno a guardare la faccia del principe e la sua espressione non sempre intelligente.
Leggendo invece i giorni scorsi i verbali delle inttercettazioni ripensai a questa storia e improvvisamente mi sembrò più verosimile.
Intanto emerge ancora, come nella lite nell'isola di Cavallo, l'ira di quest'uomo e la facilità di convogliarla sulle armi.
Poi uno si chiede: ma come mai un intrallazzatore di basso o medio calibro si rivolge ad uno come il principe per avviare "affari" in Italia e all'estero? Evidentemente Vittorio Emanuele deve avere le conoscenze giuste e sa come usrle.
Ma quello che più colpisce, a parte le storie di corruzione e prostituzione, sono i dialoghi per i quali il principe non verrà mai perseguito. Ad esempio il modo in cui si riferisce e definisce i sardi.
Questo è sufficiente per accompagnare Vittorio Emanuele, principe d'Italia, fuori dai confini dello Stato Italiano. Definitivamente.

Posted by Peter Kowalsky at 24.06.06 19:52

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