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07.03.05

Das

das.jpgQualche settimana fa è morto Dario Sala. Oltre ad essersi occupato di una moltitudine di cose, è stao l'inventore del Das, brevetto che nel 1962 cedette pare senza riceverne un equo corrispettivo.
Se eri bambino negli anni '60 e volevi esprimere la tua creatività plasmando la materia, avevi solo due possibilità: Pongo o Das.
Il Pongo costava poco, credo lo vendesse la Fila (Fabbrica Italiana Lapis e Affini, quella dei pastelli Giotto con l'immagine del pittore bambino mentre disegna); la prima volta che usavi una confezione nuova facevi cose decenti quanto a cromatismo, poi i colori si mescolavano e il pongo diventava solo materia, di un colore indefinibile nato dalla mescolanza nervosa del bianco, nero, giallo, rosso verde e blu.
Poi distruggevi quello che avevi fatto, ne facevi un'unica palla magari mescolata allo sporco del pavimento, pronta per plasmare qualcos'altro la prossima volta. Creavi e distruggevi, una specie di dio povero e dalle mani un po' unte.
Con il Das ti sentivi invece più artista. Creavi qualcosa che durava nel tempo, che magari poi una volta asciutta coloravi e verniciavi.
E siccome all'epoca Sirchia era solo un anonimo studente e il fumo era "sano" (si fumava nelle scuole, negli ospedali, figurarsi a casa davanti ai bambini), io mi ero specializzato nel fare col Das posacenere, che regalavo a mio padre, all'epoca fumatore.
Posacenere di tutti i tipi, a forma di cappello, di busto umano o di animale.
E fino al mese scorso pensavo che il nome "Das" fosse un'acronimo di qualche parola tedesca, e non semplicemente le iniziali di Dario Sala!

Posted by Peter Kowalsky at 07.03.05 09:11

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